David Prytz: Exocenter
Testo di Anna Redeker
La parola “exocenter” è un neologismo che si riferisce al modo in cui organizziamo noi stessi nel nostro ambiente e come comprendiamo la nostra esistenza in relazione al mondo in cui viviamo. Derivato da concetti di geocentrismo ed eliocentrismo -entrambi atti a collocare l’essere umano in un certo punto dell’universo- l’”exocenter” descrive la mancanza di un centro definito e come qualsiasi punto che in qualche modo sia in relazione con gli altri sia un centro in sé.
David Prytz utilizza sistemi di coordinate come il cartesiano per creare strutture che si riferiscono all’universo e allo spazio. In questo modo, esamina la complessità del tempo e dello spazio e la relatività del concetto di un centro. Trattando ogni elemento come centro per se stesso, emergono domande sull’eternità, sullo spazio infinito e sulle nostre regole e affetti individuali.
I tre grandi disegni mostrano figure geometriche, che sembrano essere allo stesso tempo perfettamente costruite e spontaneemente disegnate sulla carta. David Prytz li ha creati utilizzando le proprie bozze in cui combina schizzi dei cinque elementi e frammenti di testo, entrambi in riferimento ad Euclide. Lo sfondo abbastanza ampio dei grandi disegni mostrati si riferisce allo spazio vuoto che costituisce il nostro ambiente circostante e quello di ogni elemento immaginabile. Invece di poter immaginare l’intero ampio spazio che si trova sopra la nostra immaginazione, lo consideriamo solo un ambiente della nostra esistenza. Nei suoi disegni, David Prytz sembra tracciare un sistema di relazioni e di immaginazioni, di elementi e spiegazioni interagenti.
La pratica di usare testi e grafici come base per i suoi disegni astratti mostra l’idea di Prytz che il linguaggio – anche nelle modifiche astratte – è una parte essenziale dello sviluppo di un sistema strutturato. Esercita questa idea di linguaggio come un aspetto cruciale dell’evoluzione nell’opera sonora che ha creato per la mostra. Si tratta di una registrazione senza fine ed inizio, che evolve da suoni del respiro a tutti i suoni dell’alfabeto fonetico. Intitolata “In a minute a thousand years (45000)”, esamina i processi di come si è sviluppato il linguaggio e la capacità umana di usarlo per creare e comprendere il sistema in cui viviamo.
Le tre sculture, realizzate in diversi materiali come l’oro, l’argento, l’alluminio, il rame, lo stagno, lo zinco e la plastica, appaiono grezze e fragili allo stesso tempo. Le forme delle sculture sono basate sui disegni e continuano formalmente le precedenti installazioni di David Prytz. Contestualizzate in questo nuovo corpo di lavoro che è ora in vista presso la Galleria Mario Iannelli, sono pensate per visualizzare un sistema di elementi singoli messi in relazione tra loro. I titoli delle opere – Exocenter (Dumb Alchemy), Erde ohne Mond (Dumb Alchemy) (trad. Terra senza luna) e Mond allein (Dumb Alchemy) (trad. Luna da sola) sottolineano il recente interesse dell’artista per l’universo e le irrazionalità di cercare di definire tempo e spazio. Lo spettatore è messo di fronte ad un sistema di pianeti, tutti collegati tra di loro. La forma è chiusa e strutturalmente unificata all’interno di se stessa, ma esiste solo all’interno del suo esterno in quanto è possibile individuarla solo in relazione ad altri elementi che definiscono spazio o tempo.
La serie Un / Chartered è realizzata in ottone tagliato in rettangoli e montato su barre di alluminio. Il titolo si riferisce alla capacità di trasferire il mondo in cui viviamo in grafici, mappe e piani mentre ci sono sempre alcune aree che sono impossibili da registrare o localizzare su una mappa – come la prima parola detta che non è mai stata registrata e la posizione di un pianeta, milioni di anni luce di distanza, che non è stata mappata. David Prytz ha creato le forme in riferimento ai quattro angoli, che disegnano una certa costellazione. Ogni angolo rappresenta la posizione specifica di Mercurio, Venere, Terra e Marte, e la barra di alluminio segna la distanza dal Sole. Le posizioni specifiche dei punti estremi degli angoli orientano la costellazione dei quattro pianeti in una certa data, come ad esempio la loro posizione specifica che avevano quando il primo tipo di sistema di scrittura fu inventato 3500 anni prima di Cristo. Le forme risultanti non sono solo la prova di un sistema sempre in movimento in cui ogni protagonista si distingue per se stesso e in relazione agli altri, ma incorporano anche una materializzazione di un campo di energia, causato da forze metafisiche di immanenza e trascendenza. Mentre tendiamo a mappare e tracciare il nostro mondo in relazione ai nostri sistemi e percezioni, saremo sempre circondati da uno spazio sconosciuto che rimane inesplorato e invisibile.